Lunedì 17 Marzo 2025 – II Domenica di Quaresima
Lc 6,36-38
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
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Qualche mese fa, un ragazzo senza dimora è morto di freddo davanti a una stazione affollata. Centinaia di persone gli sono passate accanto, forse con un po’ di pietà, ma nessuno si è fermato davvero. È facile dire che il problema sia la società, il sistema, gli altri. Ma se quel ragazzo lo avessi visto tu, cosa avresti fatto?
Gesù nel Vangelo di oggi ci dice: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Ma la misericordia non è solo “fare il bravo” o essere gentili con tutti. Significa riconoscere la nostra miseria e accogliere quella degli altri senza sentirci superiori. E qui c’è il problema: spesso ci piace sentirci migliori. Guardiamo chi sbaglia con un giudizio silenzioso, quasi a dire: “Io non lo farei mai”.
Ma Gesù ribalta tutto. Ai suoi tempi, la misericordia era considerata una debolezza. I romani disprezzavano i deboli, e perfino tra i religiosi dell’epoca c’era l’idea che chi soffriva in fondo se lo meritasse. Eppure, Gesù si avvicina proprio ai “perdenti” e dice a noi: “Non giudicate e non sarete giudicati” (Lc 6,37).
Mi piace paragonare la misericordia a una spugna: assorbire il dolore, il fallimento, la vergogna di chi ha sbagliato, senza restituirli con durezza. Significa smettere di pesare ogni offesa con la bilancia della giustizia umana e scegliere di comprendere prima di condannare.
Nel mondo di oggi, dove basta un commento online per distruggere qualcuno, vivere la misericordia è un atto rivoluzionario.
Questa Quaresima può essere un allenamento: prova a fermarti prima di giudicare, a dare una possibilità a chi ti sembra insopportabile, a non misurare tutto col metro del “se lo merita o no”. Perché, alla fine, nemmeno noi stessi meritiamo tutto ciò che riceviamo. Dovremmo imparare a compiere ogni giorno un atto di umiltà, perché imparare a fare un passo indietro significa fare un passo in avanti verso Dio.
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E a te, quando è stata l’ultima volta che hai scelto di comprendere invece che giudicare?
don Domenico Bruno
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