InstaVangelo del 30/9/2024

Lc 9,46-50

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.

Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

*

Gesù sta per consegnare la sua vita e sente gli apostoli che discutono chi tra loro sia il più grande. C’è qualcosa che non va. Ma cosa ha insegnato fino a quel momento il Signore, anzi, a cosa stavano pensando i discepoli quando Gesù parlava?

Gli apostoli non hanno ancora capito il valore e la dimensione di quel del dono. Forse non hanno capito ancora niente dato che altrove Gesù deve discutere con Pietro che vuole impedire a Gesù di morire e il Signore è costretto a dirgli “vai dietro a me Satana!”.

I discepoli capiranno quando anche loro saranno chiamati ad abbracciare la croce e quindi la loro fede smetterà di essere un’adesione sensibile ed emotiva. Anche noi siamo così: crediamo in Gesù solo perché vogliamo vedere la gloria di Dio scintillante e piena di fasti, ma non è così che il Signore si rivela!

A fine ottobre festeggerò i miei primi dieci anni di sacerdozio. In questo periodo ho conosciuto molte persone che dicono di aver fede e danno il loro servizio in parrocchia solo finché hanno delle piccole soddisfazioni tipiche degli “addetti al sacro”: responsabilità al catechismo, responsabilità nel guidare un gruppo o nel preparare la messa, insomma ogni momento in cui ci si poteva mettere in mostra era un modo per “rafforzare”, per così dire, la fede. Nel momento in cui quella responsabilità per diversi motivi viene revocata, allora il prete è considerato un despota e molti di quei credenti dichiarano di essere diventati atei… atei!! Cioè hanno tolto Dio dalla loro vita, come quando si fa una dieta che ti dicono di eliminare i carboidrati se vuoi dimagrire! Che è assurdo, perché un certo quantitativo di carboidrati serve al corpo come Dio è vitale nella vita di chi vuole sentirsi vivo!

Ma allora che Dio predichiamo? A chi ci leghiamo? Perché prestiamo servizio?

Ecco che Gesù adotta la logica del fanciullo, ossia di chi dipende dagli adulti e accetta di essere portato e non può pretendere nulla per sé.

Quanto ne avremmo bisogno anche nelle nostre relazioni… ma questo richiede tanta umiltà, cioè riconoscersi piccoli e bisognosi, anzichè grandi e indipendenti come il mondo di insegna. È Gesù l’unico Maestro a cui noi cristiani dovremmo guardare ed è solo da Lui che dovremmo imparare per entrare nella futura gloria dei cieli.

don Domenico Bruno

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