Mt 11,28-30
Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
*
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Certo in questo periodo con queste temperature sfiderei chiunque a recarsi in chiesa per stare con Gesù, meglio starsene a casa dove c’è aria condizionata o almeno un ventilatore e un minimo di refrigerio. Altro che ristoro!
Battuta a parte, penso spesso che appena abbiamo qualche problema o difficoltà, l’ultima cosa che facciamo è pregare. Il Signore ci promette ristoro, ma il suo aiuto non arriva subito, le soluzioni che ci offre sono a lungo termine, per cui se facciamo da soli crediamo di sbrigarci prima, ma in realtà siamo abili a complicare le situazioni perché non ponderiamo le nostre azioni.
Dio opera sempre per il nostro bene, anche quando non lo vediamo o riconosciamo. Ecco perché dopo aver detto che lui ci darà ristoro comunque chiede di prendere la nostra croce. Gesù non promette di toglierci la croce, che tra l’altro neanche lui si è tolto da solo, ma di darci il sostegno e il confronto che ci servono per portarla. Il problema è crediamo che contando sulle forze umane possiamo toglierci la croce e quindi evitare le sofferenze e le conseguenze annesse.
In questo tempo così egoistico una cosa che dimentichiamo troppo spesso è che in nome del dolore da eliminare per paura di soffrire, eliminiamo anche la possibilità di maturare, di crescere, di fortificarci. La croce, le difficoltà, ci aiutano a maturare e ci preparano gradualmente a difficoltà maggiori che altrimenti non sapremmo affrontare.
Oggi assistiamo a generazioni incapaci di affrontare le prove perché gli è stata fatta la falsa promessa del tutto e subito e di fare tutto senza fatica. Questo, proposto in modo esasperato per ogni realtà, sta producendo risultati deleterei per quelle generazioni che vedono soluzioni solo nella morte e non accettano le sconfitte.
È davvero questo quello che vogliamo? La fede che doveva darci forza e aiutarci a produrre un pensiero critico, che ruolo gioca?
don Domenico Bruno
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