Mc 6,7-13
Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
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È tempo di estate, tempo di vacanze, di viaggi, gite fuori porta…
Ogni volta che ci mettiamo in ogni sorta di partenza, la prima preoccupazione appena parte la macchina o il treno o l’aereo è: “ho preso tutto? Ma la valigia arriverà a destinazione? Ho abbastanza soldi per questi giorni? Chissà cosa troverò appena arriverò…”
Ci preoccupiamo di cose del tutto materiali, quasi dimenticando che non siamo solo materiali, ma relazionali!
La relazione è un legame che viene corrisposto. Possiamo instaurare legami con gli oggetti quando ad essi leghiamo un sentimento riferito a una persona, oppure leghiamo un ricordo di un certo momento vissuto, ecc.
I legami sono però diversi dalle relazioni: queste infatti ci legano in modo vicendevole con qualcuno che possa corrisponderci: un essere vivente: un animale, una persona, oppure Dio. Tutto sta all’importanza che diamo a questo essere vivente.
Sarebbe opportuno, allora, che durante una partenza ci si affidasse a Dio ricordando la relazione di amore che Lui ha voluto stabilire con ciascuno di noi e il nostro modo di agire/vivere dice quanto riteniamo importante o meno questa relazione.
È dalle relazioni che nascono le parole, i sentimenti, le esperienze…
Nella prima lettura il Signore chiama Amos a essere profeta, lui che era un semplice allevatore abituato a rapportarsi agli animali. A Dio non importano i titoli, ma le relazioni che nascono dall’ascolto profondo. Infatti, Amos ha imparato a conoscere il Signore rapportandosi alla natura, alle creature di Colui che tutto ha creato per amore. Riconoscere questo e aiutare altri a fare altrettanto è opera di annuncio, il resto lo fa lo Spirito di Dio che dona le parole e le situazioni adatte.
A volte, il nostro annuncio non funziona perché non vogliamo servire Dio, ma servirci di Dio e delle persone che Lui stesso ci mette accanto. Siamo tutti fragili, dai laici più semplici, al clero e ai consacrati più attempati. Siamo umani e sarebbe bello che il rapporto con il Signore non partisse dal ruolo che ciascuno svolge, ma dall’umanità e dalla relazione che ciascuno pone in essere.
“Scuotere la polvere dai piedi” significa abbandonare le cose inutili e dedicarsi alle relazioni autentiche e belle tali che portino all’incontro con Dio. Per questo Gesù nel Vangelo di oggi raccomanda di non prendere cose superflue per il viaggio, perché quelle distolgono dalla missione.
Per un cristiano restare radicato significa ancorarsi alla Parola di Dio, alla Tradizione, cioè a ciò che ci viene tramandato nei secoli, al Magistero, ossia agli insegnamenti della Chiesa. Questi non sono ornamenti superflui di cui un credente può pensare di fare a meno, ma sono il bastone su cui poggiare la propria vita.
Per questo è pericoloso credere di poter vivere una fede intimistica fatta di “io penso”, “io sento”. Questo tipo di approccio alla fine ci fa ritrovare fermi e molto spesso smarriti. Poggiare la vita su qualcosa di solido e duraturo, su una relazione che dura da millenni, è una grazia, non un limite…
don Domenico Bruno
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