Mt 5,33-37

Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

*

Anche oggi il Vangelo ci chiama a domandarci se e quanto le parole che utilizziamo siano libere e responsabili. Il Signore, cioè, ci invita a “metterci la faccia” in ciò che diciamo, perché le nostre parole corrispondano sempre al vero.

È troppo facile mostrarsi “leoni da tastiera”, che non si assumono appieno la responsabilità di ciò che dicono; è troppo facile ricorrere alle cosiddette “bugie bianche”… ma è davvero la cosa più corretta da fare?

Sebbene ciò richieda non poco sforzo, il Signore oggi ci chiama ad impegnarci in prima persona in ciò che diciamo, parlando in modo autentico e sincero. Questo modo di esprimersi ha caratterizzato anche Gesù. Lo attestano i suoi tessi avversari, quando gli dicono: “Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità” (Lc 20,21).

Oggi dovremmo chiederci: cosa si aspettano davvero gli altri dalle nostre parole? Falsità e adulazione o sincerità e libertà? A fondamento di relazioni autentiche non può esserci altro che un parlare autentico e trasparente.

Allora oggi puoi pregare così: Aiutami, Signore, ad usare sempre parole vere, assumendomi la responsabilità di ciò che dico. Fa’ che il mio parlare non sia menzognero e divisivo, ma sia sempre strumento di unità e di pace. Amen.

Michele Pio Castagnaro

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