Mt 5, 20-26
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
*
È sufficiente dire di non aver ucciso nessuno per sentirsi in pace con la propria coscienza? Quante volte anche le parole possono provocare delle ferite profonde in una persona… ti è mai capitato di farne esperienza?
Oggi come oggi siamo abituati ad ascoltare, scrivere, condividere tante parole, soprattutto sui social, ma quanto siamo davvero consapevoli del peso che queste parole hanno? Questo è vero sia in riferimento alle parole che fanno male, ma anche rispetto a quelle parole belle, che fanno del bene a chi le ascolta. Oggi potresti prenderti un impegno: fare attenzione alle parole che usi, sforzandoti di dire parole belle. San Paolo in una sua lettera dice: “Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano” (Ef 4,29).
Le parole buone, ce lo insegna il Papa, sono soprattutto tre: grazie, scusa, per favore. Dovremmo imparare a dire più spesso “grazie” a Dio e agli altri per tutto il bene che da loro riceviamo; dovremmo saper chiedere “scusa” per i nostri sbagli, impegnandoci a fare un passo verso la riconciliazione; dovremmo chiedere agli altri di aiutarci nel momento del bisogno, perché nessuno di noi è autosufficiente.
Allora oggi puoi pregare così: Aiutami, Signore, a soppesare le mie parole. Aiutami a comprendere quando parlare, cosa dire, come dirlo, cosa tacere. Fa’ che le mie parole possano sempre edificare gli altri. Amen.
Michele Pio Castagnaro
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