Gv 15,9-11
Disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
*
Diciamo sempre che Dio è amore e vuole il nostro bene, poi viviamo la fede con paura: paura di offendere Dio, paura che se mi comporto male Dio mi punisce, paura che se non seguo i comandamenti Dio mi butterà all’inferno…
Questo modo di pensare Dio è assolutamente pagano: compiacere Dio per ottenere benefici non è cristiano.
Gesù ci ricorda che Dio ci ha amati per primi, nonostante i nostri limiti, Dio ci è venuto incontro mandandoci il Figlio Suo perché fossimo sempre perdonati dai nostri peccati e potessimo ricevere tutti la vita eterna e, riscoprendoci amati gratuitamente, ci innamorassimo sempre più di Lui. Questa è la fede!
Gesù nel Vangelo di oggi dichiara apertamente lo scopo della vita cristiana: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Una fede che non dà gioia non è una fede fondata sull’amore, ma sul terrore. La fede fondata sull’impossibilità di sbagliare per paura di una punizione divina è un atto di terrore che non appartiene al Dio amore che ci ha presentato Gesù, ossia il Dio misericordioso che sempre perdona e che ha lasciato che il Figlio morisse per i nostri peccati.
Questa non è fede, ma religione, cioè l’insieme di regole da seguire per tenersi buono qualcuno di superiore che decide sulla buona o cattiva sorte dei suoi burattini. Per troppo tempo questa idea di Dio è stata inculcata erroneamente nelle generazioni, fino a che oggi molti preferiscono sentirsi liberi di vivere la propria vita lontano da Dio. Come biasimarli? La vita è una, se non posso fare ciò che desidero e non posso sentirmi felice, che senso ha vivere?
La fede deve aiutare a scoprire la bellezza di vivere in modo pieno e autentico, deve aiutare a far sentire la vita come un dono per il quale è bello poter ringraziare Dio che mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di meraviglioso.
Invece, la fede in un Dio punitivo e pieno di regole assurde e fatta di sacrifici e privazioni sterili, diventa lo spauracchio dal quale è meglio liberarsi, un idolo che è meglio tener lontano.
La salvezza non è frutto dei nostri sforzi, ma il desiderio di aderire a quell’atto di amore gratuito che Gesù ha compiuto per ciascuno, perché ci sentissimo amati, anche laddove nessun amore umano ci appagasse. E questo non ti dà gioia?
don Domenico Bruno
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