L’amore dona nuova vita (VI settimana TO anno B)

Mc 1,40-45

Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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Nella prima lettura (Lv 13,1-2.45-46) vengono fornite le indicazioni igieniche e di prevenzione riservate ai lebbrosi, non già per discriminarli, ma per evitare il contagio. Come spesso accade, però, le regole anzichè salvare, presto diventano una gabbia che porta alla morte.

In questi giorni abbiamo sentito che Gesù chiama ipocriti i farisei che si attengono ai precetti e dimenticano l’unico comandamento dell’amore che Dio ha dato.

San Paolo ai Corinzi dice che non è facile restare fedeli alle regole ma dobbiamo sforzarci “di piacere a tutti in tutto, senza cercare interesse di uno ma quello di molti, perché giungano alla salvezza” (1Cor 10,31-11,1).

Nel Vangelo ci sono due aspetti che colpiscono: Gesù compie la guarigione sotto richiesta supplichevole del malato che vuole essere purificato, non solo guarito. Guarire significa togliere i sintomi, ma probabilmente il male a lungo andare potrebbe tornare. Purificare, invece, implica togliere la radice del problema affinché il male non torni più.

Quell’uomo vuole diventare puro per dare degna immagine della bellezza umana che Dio gli hai impresso. Non vuole guarire per se stesso, ma per dare testimonianza dell’opera della salvezza. Ecco perché chiede a Gesù “se vuoi puoi purificarmi” e il Signore gli risponde “sì, lo voglio”. Poi Gesù lo ammonisce che quella purificazione è valida se resta in comunione con Dio e con i suoi ministri e gli chiede di non dire a nessuno di quell’evento.

La bellezza non può restare nascosta, l’amore non si può mascherare. Quell’uomo andando via non può contenere la gioia dell’incontro avuto con il Signore e inizia a divulgare la bella notizia della salvezza. L’uomo purificato compie un tradimento, nel senso etimologico del termine: tradisce (tradere, in latino), cioè consegna Gesù alle orecchie e al cuore delle persone che incontra, così la gioia e l’entusiasmo di quell’incontro contagiano chi ascolta. Ecco perché “Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città: venivano a Lui da ogni parte”.

Tutti abbiamo bisogno di sentirci amati. Tutti vogliamo qualcuno di speciale e per cui essere speciale, che ci faccia sentire accolti, apprezzati, protetti. Senza queste dimensioni ci sentiamo morti, ma riceviamo nuova vita e speranza quando incontriamo qualcuno capace di realizzare in noi quelle attese. Gesù realizza tutto questo e promette la risurrezione di cui questo episodio è, se vogliamo, un anticipo.

Amare qualcuno significa donargli una vita nuova, un’esistenza compiuta.

don Domenico Bruno

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