Lc 10,1-9
Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
*
Sembra strano, ma anche in questo brano il Signore ci chiama alla santità, cioè ci invita a vivere nel mondo diversamente da tutti. Spesso sento persone, soprattutto giovani, che per essere anticonformisti si allontanano dalla Chiesa, dalla fede, e iniziano a vivere credendo di farlo come gli pare senza sapere che imitano le cose che fanno tutti: dalle cose materiali al modo di pensare, ci concepire il corpo, la sessualità, la libertà, ecc.
Una tra le frasi più brutte che sento spesso è: gli animali sono meglio degli uomini, perché sanno amare. È una contraddizione in termini. Gli animali sono creature di Dio, gli uomini (i battezzati) sono figli di Dio! I primi vivono di istinti e danno ciò che ricevono, i secondi hanno difficoltà a corrispondere perché hanno capacità di elaborare sentimenti, situazioni… e spesso questo non è sempre facile.
È per questo che chi non sa dare amore forse è perché non ne ha mai ricevuto, o lo ha ricevuto male, o ha dimenticato cosa sia. Sembra chiaro, allora, che queste persone sono quelle che hanno bisogno di più amore e noi credenti siamo chiamati a darglielo. Sono quelli che Gesù chiama i malati che hanno bisogno del medico.
Quanta gente malata di amore, e quanti pochi medici disposti a curare… Invece pare che si preferisca mettersi nei panni del giudice pronto a sentenziare e giudicare chiunque.
La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi, sono pochi quelli che vogliono davvero sporcarsi le mani senza esaltazione e riconoscimenti. A volte quando facciamo il bene, un’opera di carità, non vediamo l’ora di renderlo pubblico, che ci venga riconosciuto affinché possiamo sentirci realizzati. Anche questo è un atteggiamento del mondo che poco si addice a chi cerca di l’anticonformismo….
Per questo cammino di santità Gesù non si limita a dirci che c’è di amare, ma ci indica anche le condizioni lavorative: io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, non portatevi cose superflue, ciò che è necessario arriverà al momento giusto. “Non salutate nessuno per via”, non siate desiderosi di esibire le vostre opere buone, non perdete tempo per fare il bene, non pensateci troppo, non cercate il momento giusto perché non c’è tempo!
Poi continua: In qualunque casa entriate, dite prima: Pace a questa casa!… se vi accoglieranno restate in quella casa e mangiate di ciò che vi offriranno, altrimenti andate via e fate sperimentare attraverso la vostra presenza, la presenza di Dio che vuole incontrare i suoi figli e farli sentire amati.
L’amore non può aspettare, bisogna darsi da fare!
don Domenico Bruno
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