Mt 21,28-32
Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
*
Viviamo nell’epoca dell’apparenza.
Quante volte abbiamo sentito questa frase e magari ci siamo detti: io non sono così, le cose le dico come sono. Poi, magari, i fatti concreti ci hanno portato a vivere altro.
Siamo tutti “yes men”, uomini sempre assertivi per compiacere qualcuno affinché si possa sfruttare un privilegio. Questa mentalità ha portato a due conseguenze:
- chi ha potere decisionale (il superiore di turno) se è sempre stato abituato a sentirsi dire di sì, difficilmente accetterà un no e si farà l’idea che il suo non è un servizio che possa andare incontro ai suoi subalterni, ma l’esercizio incondizionato di un potere che nessuno deve poter contrastare.
- nei confronti di chi invece deve dare una disponibilità, quando questa è sempre positiva spesso non è autentica, ma finalizzata a ingraziarsi l’autorità che prima o poi potrà tenerne conto per una eventuale promozione. E se questa non arriverà mai? Subentrerà quell’aspetto umano che troppo spesso sfocia nella rottura della comunione e della pace.
Il Vangelo di oggi è molto attuale specie nelle realtà cristiane religiose, diocesane o comunque di Chiesa in cui c’è un superiore e un subalterno. Pensiamo al caso della parrocchia in cui il parroco prende sempre decisioni e si circonda di persone sempre disposte ad assecondargliele. Escluso il caso che quelle persone non siano proprio inette e incapaci di sviluppare un pensiero critico personale, laddove quei collaboratori dovessero dire qualcosa di diverso da ciò che pensa il parroco può capitare che non siano più ritenute degne di collaborazione.
Stessa cosa si può dire per ambito lavorativo in cui c’è un rapporto capo-operaio.
Non si tratta di cattiveria, ma di un addormentata capacità evangelica causata dalla secolarizzazione che ci fa dimenticare che siamo chiamati a ragionare come Gesù ci insegna.
Nella parte finale del Vangelo, infatti, persone più semplici hanno la capacità di tornare sui propri passi e per questo vengono premiate perché hanno capito che la cosa migliore non era la risposta di pancia. Infatti, un’attenta riflessione li ha guidati alla fiducia verso quell’autorità che hanno riconosciuto finalmente come padre che ha cura e ascolta.
Spesso abbiamo solo bisogno di tempo. Non importa se ci dimostriamo incoerenti, a volte quella che agli occhi degli uomini appare come incoerenza è frutto di una intelligenza che necessitava di tempo per emergere.
- e tu? qualunque incarico abbia, sei disposto a essere saggiamente incoerente?
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