Mt 26,14-27,66
Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
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Rischieremmo di fare una riflessione più lunga del Vangelo con la presunzione di essere più esaustivi del mistero insondabile di Dio. È bello magari lasciarsi guidare da alcuni punti che ci portano a fare un esame di coscienza e da un punto che ci anticipa cosa vivremo a Pasqua grazie a Gesù.
I traditori
Spesso vediamo con occhio di giudizio Giuda che vende Gesù per trenta denari e un bacio, e Pietro che da codardo abbandona Gesù al canto del gallo. Poverini, erano umani come noi. Anche noi abbandoniamo Gesù, spesso anche per meno di trenta denari e senza nemmeno un bacio. Interessante che bacio in latino ha lo stesso verbo che usiamo per dire “adorazione”. Se adoriamo tradendo, dobbiamo chiederci come fa il Signore a credere a tutte le nostre promesse?
La tentazione di lasciare
Mentre Gesù è in croce si riaffaccia il Tentatore, quello che nel deserto ha cercato di far desistere il Signore dalla sua condotta di Figlio convincendolo ad adorare il male. Ora che Gesù è in croce lo provoca: “non sei tu il figlio di Dio? Dimostracelo: scendi da lì”. Così quando anche noi siamo nel dolore e nella prova veniamo tentati e iniziamo a pensare: “che senso ha amare Dio se poi dobbiamo soffrire? Meglio fare il male, meglio essere disonesti, almeno ne guadagno di rispetto e posso dire di aver vissuto la vita come dico io”. Pensiamo a quante volte siamo pronti a sacrificare una vita per il nostro apparente benessere, pensiamo a quante volte ci creiamo leggi e giustificazioni che vadano a gratificare il nostro egoismo… con la scusa di dover essere liberi e felici al momento. Senza pensare al vuoto che prenderà il sopravvento dopo.
La carriera
Pilato non ha il coraggio di prendere una posizione, in fondo non è governatore di una zona molto aspirata, già il suo incarico è a rischio, perché perdere la poltrona? Perché tornare ad essere uomini semplici e umili? Perché non splendere più di gloria umana? Così nascono le ingiustizie: ogni volta che restiamo legati ai nostri posti, che temiamo di esporci a favore di qualche sopruso o di leggi ingiuste, ogni volta che temiamo che la nostra reazione possa far crollare la carriera che vogliamo avere… preferiamo tacere e lasciare che siano altri a esporsi. Siamo battitori liberi, restiamo dietro le quinte aspettando che qualche malcapitato dica ciò che vogliamo evitare per non mettere a rischio la nostra carriera, per non macchiarci la “fedina penale” dell’onore e restare sempre puliti… anche se è una pulizia apparente perché qualcuno verserà sangue al posto mio. E quel sangue sarà il prezzo della mia posizione.
L’autostrada verso il cielo
Morendo Gesù “Il velo del tempio si squarciò in due” e avvennero molte risurrezioni di corpi che erano nei sepolcri. Cristo morendo ha interrotto l’ostacolo con Dio, ha aperto un’autostrada diretta per il cielo: non dobbiamo più attendere il giudizio del Padre per poter entrare nel regno dei cieli, infatti chi crede in Cristo e si impegna a seguire la sua Parola godrà di questo beneficio. Vivere da cristiani significa percorrere la strada tracciata da Cristo, che è la strada verso il regno. Non ci sono più impedimenti che non ci permetteranno di accedere al Padre, a meno che non sceglieremo di mettere noi degli ostacoli o di cambiare strada.
Gesù ha dato il sangue perché la nostra vita avesse una posizione alta e la nostra fedina penale restasse pulita davanti al padre. La morte di Cristo ha permesso che il nostro onore davanti a Dio Padre rimanesse alto e per questo potessimo essere salvati nell’ultimo giorno senza giudizio negativo.
«Ogni uomo vale il Sangue di Cristo» (Santa M. De Mattias) e Cristo ha scommesso su di noi al punto di versarlo.
- Cosa fai per essergliene grato?
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