Gv 2,1-11
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
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Cristo è l’atteso dell’umanità, la Sapienza personificata che illumina la creazione per chiamare ciascuno alla santità. A volte non sappiamo che quando cerchiamo la felicità, stiamo cercando lui.
È ciò che succede a Cana: Gesù svela che essere felici, santi, vuol dire inebriarsi col vino nuovo dello Spirito Santo e portare frutto nella carità con creatività e sapienza. La Sapienza è il dono che ci aiuta a ripotare tutto a Dio riconoscendo che tutto è dono del suo amore. L’uomo sapiente allora sa che tutto gli è dato come dono, per farsi dono.
Tutto ha inizio con una festa di nozze che si sta traducendo in tristezza perché manca il vino, cioè la gioia di stare insieme, di condividere un momento bello. A volte anche nella nostra vita manca qualcosa, costatiamo l’incompiutezza, l’imperfezione come quelle sei anfore di pietra.
Allora Maria, Madre di Gesù, invita i servi a fare qualcosa. Quell’invito è anche per noi oggi, affinché impariamo come intraprendere il cammino che ci avvicina a Dio, e cioè attraverso il servizio. Allora che la festa abbia inizio anche per noi!
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