Gv 1,43-51
Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!».
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Inutile nasconderci: tutti nutriamo pregiudizi. E diciamoci ancora più francamente quanti pregiudizi abbiamo nei confronti di Dio.
Quando viviamo delle prove siamo subito pronti a credere che Dio ce la stia facendo pagare per qualcosa. Quando le cose ci vanno bene siamo bravi e Dio ci sta premiando. Quando Dio non ci risponde è arrabbiato con noi. Addossiamo al Signore ciò che noi proviamo, lo giudichiamo senza conoscerlo davvero.
Anche Natanaele, ha un pregiudizio nei confronti di Nazareth: un piccolo paesino che non si è mai distinto per qualche virtù particolare, nutre un pregiudizio nei confronti per i suoi abitanti. Natanaele dimostra di non conoscere la Scrittura, le profezie riguardo la nascita del Messia e la sua umile origine.
Ma il Signore gli apre gli occhi perché nota che quell’uomo desidera conoscerlo, un verbo molto caro alla tradizione biblica perché svela il senso profondo del contatto con qualcuno.
Ecco: Natanaele riconosce davvero Gesù nel momento in cui la conoscenza col Signore, il contatto con Lui, rompe il pregiudizio e lascia spazio all’ascolto.
Ripensa a quelle persone per le quali nutri un pregiudizio ma che in realtà non hai mai conosciuto di persona o che non ti sei mai impegnato ad ascoltare davvero…
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