Lc 2,41-52
Sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
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Le letture oggi sono cariche di figliolanza e di gratitudine. Nella prima lettura Anna finalmente partorisce un figlio ormai insperato e lo porta al Signore in segno di ringraziamento. Nella seconda lettura san Giovanni ci ricorda che siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente.
Dal giorno del nostro Battesimo, infatti, Gesù ci fa entrare nella sua grotta e ci associa alla sua vita fatta di gioie e di delusioni, di forza e di difficoltà, di incomprensioni e di stupore… lo stesso stupore che invade la Vergine Madre quando vede Gesù nel tempio ad ammaestrare restando un figlio fedele e lei “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”.
Non è scontato saper restare figli e non è scontato stupirsi. Così come Giuseppe e Maria si prendono cura del dono che Dio ha loro concesso, anche un figlio ha lo stesso dovere di curare la sua figliolanza: fatta di passione, di rispetto, di relazione con chi ha generato. Come in terra con i genitori di sangue, così in cielo con il Padre eterno.
Il Signore ci ha resi suoi figli. Se gli sapremo rimanere fedeli impareremo a stupirci ogni giorno e sentire spontaneamente il bisogno di ringraziarlo.
- Cosa fai per mantenere viva la tua figliolanza con Dio Padre? Lo sai imitare nella premura verso gli altri suoi figli?