Gesù è arrivato a destinazione: è entrato a Gerusalemme. Da questo momento in poi quello che succederà lo sappiamo. Hanno cercato di ostacolarlo quando operava il bene, hanno cercato di calunniarlo quando diceva cose giuste, hanno cercato di impedirgli di arrivare a questo punto, ma Dio lo ha guidato fin qui.
Eppure, ora credono di metterlo a tacere per sempre… senza sapere che Dio voleva proprio questo! Quando un amore è autentico e forte non lo si può tacere. Quando qualcosa è bella non la si dimentica.
Con questa macabra morte in croce, Gesù sta parlando un linguaggio universale: “muoio per amore”. E muore nel più vergognoso dei modi, non in maniera romantica. È questo che garantisce il ricordo nei secoli di questo gesto: un uomo venuto da lontano che ha parlato e compiuto sempre il bene e viene ucciso in modo ignobile. Un re che non governa e non esprime la sua potenza al modo umano, ma lo fa in un modo del tutto singolare e provocatorio.
È un modo provocatorio perché ci interroga su tutte le volte in cui vogliamo emergere per sentirci belli e amati, o sulle volte in cui ci sentiamo ostacolati e dimostriamo chi siamo veramente: se tiriamo fuori l’aggressività, se siamo silenti e piangenti come chi subisce ingiustamente e in modo impotente, o se restiamo docili fino alla fine lasciando che non siamo noi a farci giustizia, ma il Signore provvederà a Suo tempo.
La Palma è un ramoscello verde, pieno di vita. Nel momento in cui viene scambiato indica il dono della vita che si augura all’altro. Questa è pace! Ma una vita piena di conflitti interiori e con gli altri non è pace. Una mano che dona aprendosi con qualche riserva non è pace. Una parola buona non detta non è pace.
Lo scambio delle palme in segno di pace ci ricorda che nel momento in cui le scambiamo dobbiamo aprire la nostra mano all’altro dimostrandoci disarmati. Gesù sulla croce dimostra un Dio disarmato che non vuole giudicare, ma vuole amare. Se ci sentiamo amati la pace è fatta!
La pace si può fare in tanti modi: Gesù ha scelto la croce per riconciliarci al Padre. Allora capiamo che la vera destinazione di Gesù non era Gerusalemme, ma la pace.
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