Quando ci chiedono di collaborare per qualcosa che non conosciamo bene o che non ci sembra concreta, difficilmente accettiamo. All’inizio facciamo anche resistenza, per poi magari declinare l’invito rifiutando la nostra disponibilità.
Essere disponibili non significa semplicemente aiutare, bensì accogliere un incarico, una richiesta, e fare in modo che col mio impegno quella cosa si realizzi. Mentre l’aiuto richiede un tempo finito, la disponibilità richiede un impegno continuativo e costante che non si esaurisce col semplice giungere allo scopo.
La grandezza di Maria sta nell’essersi fidata di qualcosa che oggi ci può sembrare assurdo e per cui ha detto il suo sì, ma anche per aver portato avanti il suo impegno. L’impegno di Maria non è stato solo quello di far nascere Gesù, ma di prendersene cura. Così come anche Giuseppe: non ha solo preso in sposa Maria obbedendo a Dio, ma si è preoccupato che Gesù crescesse e compisse la sua missione.
Quando sentiamo che Dio attraverso un sacerdote, o nella preghiera, ci chiede la disponibilità a collaborare con Lui, non dobbiamo temere di dire sì ritenendoci poco qualificati e incapaci, ma dobbiamo pensare che lo stia facendo primariamente per la nostra gioia e per la gioia altrui. Infatti le prime parole dell’angelo a Maria sono state: rallegrati, perché il Signore è con te.
Così anche noi non dobbiamo temere quando il Signore ci chiede di collaborare, perché è un modo per dirci: “io ti sono vicino e tu con me puoi tutto, e insieme possiamo dare la gioia al mondo”.
– Ho mai pensato la presenza Dio in questi termini?
– Cosa posso fare per mettermi a disposizione del Signore?
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