Mia nonna ogni volta che qualcuno si comportava male ci ammoniva “Quello che semini oggi raccoglierai domani”.
Tutt’oggi questa verità mi torna in mente quando leggo il Vangelo dei talenti (Mt 25,14-30): un uomo fa dei doni ai suoi servi trattandoli come figli, fidandosi di loro e lasciando loro le sue cose. Al suo ritorno due servi si sono dimostrati intelligenti e bravi perché hanno seminato quei doni che avevano ricevuto, avevano fatto in modo che potessero servire a qualcosa. E il padrone li ricompensa in modo importante!
Il terzo, invece, non ha ricevuto niente perché non si è preoccupato di nulla. Non ha seminato niente e non ha raccolto niente. Ha avuto paura che tanto il padrone non ne tenesse conto.
Il primo nemico di ogni uomo non è Dio, ma la paura di Dio, tradotta con “non ne vale la pena, non ne sono degno, meglio una preghiera a casa che andare in chiesa come gli ipocriti”, ecc. Questo significa avere timore che Dio ti raggiunga, ti tocchi il cuore e ti sconvolga. E questo sconvolgimento ti porterebbe a lasciare la tua vecchia vita, quella nella quale ti sei accomodato.
La paura ci spinge a rimandare sempre senza preoccuparci di prepararci per tempo a un’eventualità (nessuno era preparato per questa pandemia ad esempio!): e ci ripetiamo sempre “figurati se… se è mai possibile che possa mai accadere… proprio a me deve accadere?”. Nel cammino di fede si dice: “credo ma non frequento”.
La fede è un rapporto con Dio: se voglio conoscere Dio, devo seminare il mio tempo con lui e raccoglierò. Se voglio realizzare la mia vita, devo capire quale dono Dio mi ha dato e come farlo fruttare.
- Trascorro tempo con Dio?
- Quali capacità sento di avere e di poter mettere a disposizione di Dio?
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