Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento (Mc 13,33-37), si inserisce in un contesto che è quello del discorso escatologico che Gesù sta facendo ai suoi discepoli. L’escatologia è l’avvenire. Gesù ci dice quello che avverrà. Non sta leggendo il futuro come oggi fanno alcune persone sfidando il mistero di Dio, ma Gesù profetizza, cioè parla in nome di Dio e pre-dice il futuro, cioè lo conosce (perché lui è Dio!) e ci dice già cosa dobbiamo fare per trovarci pronti. L’escatologia allora è il momento in cui vivremo alla presenza di Dio.
Ma c’è un problema. Se siamo sonnecchianti e non ben svegli, come faremo a riconoscere davvero Gesù rispetto a un impostore?
Immaginate la mattina appena svegli se vi cominciassero a riempire di domande o di cose da fare mentre avete gli occhi che ancora faticano ad aprirsi e la mente che arranca a definire dove vi trovate e chi siete…
Quando dormiamo siamo privi di coscienza, diremmo oggi “siamo incoscienti”, e siamo privi di volontà, diremmo oggi “siamo schiavi”.
Ecco perché Gesù ci esorta a stare svegli! Non solo a tenere gli occhi aperti, ma essere anche operosi: se non sono abituato a seguire il calcio, non saprò mai distinguere una punizione da un rigore. Così se non sono abituato a stare con Gesù non sarò mai abituato a riconoscerlo, non saprei distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Non saprei distinguere se è Gesù a parlarmi o no…
Gesù non vuole persone “incoscienti”, ma pronte! Non vorrai mica farti trovare in pigiama quando verra?!
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