La solitudine è un dono che ogni tanto dobbiamo concederci. Stare sempre e troppo con altre persone, dedicarsi sempre agli altri senza mai avere del tempo per noi stessi, non ci aiuta a trovare la giusta carica per affrontar meglio le altre cose.
Vogliamo sempre fare e stare con gli altri per evitare di pensare e di stare con noi stessi per paura di scoprire forse alcune parti di noi che ci spaventano.
Tuttavia, il Signore nella prima lettura (1Re 19,9.11-13) ci invita con Elia a fermarci «sul monte alla presenza del Signore». Lo stesso invito è dato dal Vangelo (Mt 14,22-33) con l’atteggiamento di Gesù che congeda la folla e se ne va in disparte.
Ma cosa fare quando ci si prende una pausa? Si sale sul monte a pregare. Mai perdere i contatti col Capo.
Spesso per fare una pausa, il primo da cui ci allontaniamo è Gesù. La prima pausa che ci prendiamo è da lui. Ma perché? Eppure il Signore ci insegna che la pausa da fare deve essere fatta col Signore, non dal Signore.
Allora devo chiedermi:
- Dico di amare Gesù, ma perché lo metto subito da parte?
- Nel mio da fare c’è Gesù o la mia vanagloria?
- Nel mio ozio so pregare o dimentico del tutto Dio?
Per ripartire alla grande dobbiamo fermarci, fare pit stop come nelle gare di F1 dove ricaricarsi e consultarsi continuamente con la squadra (Padre Figlio e Spirito Santo), altrimenti diventa grande il rischio di andare fuori pista e non concludere la missione.
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