Il Vangelo di questa domenica (Mt 13,1-23) ci insegna 3 atteggiamenti:
Guardando al seminatore della parabola di Gesù, impariamo la generosità con la quale il contadino semina incurante di dove andrà a finire il seme, senza sconti e senza pretese. Poi impariamo la fiducia. Il contadino non si preoccupa che il seme cada sulla buona terra o sulla strada, o sul terreno sassoso o sui rovi…
Certo sulla strada il seme non porterà frutto, perché gli uccelli se lo mangeranno per combattere la fame e vincere la morte. Che importa: l’importante è che quei semi abbiano dato la vita.
Certo il seme tra i sassi dove il terreno non è profondo durerà poco perché non avrà radici profonde. Come succede per la fede fatta di entusiasmi, passati i quali finisce. Ma che importa intanto quei semi hanno dato la gioia di sperimentare la vita, il dono…
Certo il seme tra i rovi si sentirà soffocato dalle spine. Che importa, l’importante è che porti vita tra le scomode vicende umane in cui in certi momenti sconforto e paura sembrano le uniche cose esistenti.
Ma allora che fare? Ecco il terzo atteggiamento che ci viene insegnato: l’accoglienza.
Il Signore ci invita a essere terra accogliente. Non importa quanto sia in grado di produrre il nostro, l’importante è che accolga tutto quello che Dio vorrà mandare.
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