Facile prendersela con Dio quando le cose vanno male. Difficile ringraziarlo quando le cose vanno bene. Impossibile restare sotto la croce aspettando che lui intervenga.
Eppure la prima lettura ci dice proprio questo: Dio è Dio della vita e, anche se tardi, ci darà il motivo per gioire. Bisogna solo saper attendere. Magari il motivo della gioia non sarà come lo avremmo voluto, come ce lo saremmo aspettati, non arriverà nel momento in cui lo volevamo noi… ma per chi confida nulla resterà incompiuto.
Non può essere il contrario, perché come dice San Paolo nella seconda lettura di questa domenica: per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con lui: camminiamo in una vita nuova.
Cosa ci resta da fare: attendere. Come attende un figlio quando chiede ai genitori qualcosa e si sente dire: “sì dopo”. E quando meno se lo aspetta arriva la sorpresa.
Sotto la croce non possiamo abbatterci, perché sarebbe contraddittorio rispetto alla fiducia che riponiamo nel Padre. Siamo figli della speranza, non della disperazione. Dio non può abbandonarci. La fede è resistere e attendere l’intervento divino.
Il Signore non vuole che restiamo in croce, ma interviene per farci scendere. Il suo intervento per mezzo dei profeti di oggi (coloro che hanno una vita spirituale profonda e ci parlano a nome di Dio) avviene in parole e in opere, ma se non li ascoltiamo e non li osserviamo, se ci lasciamo distrarre dai falsi profeti (oroscopo, pettegolezzi, dicerie…), non ci accorgeremo mai quale tipo di intervento il Signore sta operando nella nostra vita.
- Sotto la croce che faccio? Scappo o resto? Se resto, con quali pretese lo faccio?
- Che significa per me avere fede?
- Riconosco i profeti che il Signore mi ha messo accanto? Se sì, chi sono? Se no, li cerco?
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