Donarsi a Dio è il dono (Epifania)

Dopo aver percorso tanta strada e senza altro riferimento che una stella, finalmente i Magi arrivano nella grotta dove la luce della stella che seguivano diventa tutt’uno con la luce di quel bambino che giace tra le morbide braccia della mamma (cf Mt 2,1-12)

Dopo tanto viaggio quei personaggi che rappresentano il mondo intero arrivano e portano dei doni, ciascuno prefigurante la vita futura di quel bambino, perché di quel bambino ne ha parlato tutta la creazione: dalle stelle agli abissi marini.

I Magi arrivano convinti di trovare un luogo lussuoso e portano doni lussuosi, ma si rendono ben presto conto che la situazione è ben diversa. Ma non vanno via credendo di aver sbagliato, ma si fidano. È lui! Lo ha detto quella luce che hanno seguito con fede, anche quando sembrava tutto un inganno, un errore, una perdita di tempo.

Restano li e adorano quel fanciullo perché si rendono conto che i loro doni non bastano a pareggiare la preziosità di quel dono mandato dal cielo. Adorano (dal latino ad os, portano alla bocca, baciano) quella presenza di minuscola entità, proprio come si usava fare in segno di grande rispetto per le persone o le cose importanti.

I Magi si rendono conto che il vero dono non è quello fatto da loro, ma quello fatto dal Dio: il suo figlio amato mandato a noi per insegnarci la strada per il cielo. E di strada i Magi ne sanno tanto… loro hanno scelto di seguire il Signore e dopo tanto camminare si sono resi conto che ne è valsa la pena.

Gesù non vuole doni, il più grande dono per lui siamo noi che ci dedichiamo a lui e ci impegniamo a renderlo felice e lo aiuiamo a rendere felici anche i nostri vicini.

 

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