Una volta, appena un bambino nasceva c’era la fretta di battezzarlo. Spesso questo momento molto importante per la vita di un cristiano è stato ritenuto, e lo è tutt’oggi, un rito propiziatorio, ben augurale… In realtà ha un significato molto più alto, anzi soprannaturale.
Il Battesimo (che significa immersione) è il momento in cui noi nasciamo alla vera vita e da quel momento non camminiamo verso la morte, ma verso la vita eterna. Perché? Perché il Battesimo ci fa diventare esattamente come Gesù: figli di Dio (quindi divini), capaci di fare tutto (perché abbiamo ricevuto la forza dello Spirito Santo) e destinati alla risurrezione (proprio come Gesù dopo la morte!).
Il compito del cristiano (cioè di chi ha iniziato a seguire Cristo) è annunciare proprio questo triplice dono che abbiamo ricevuto dal momento del Battesimo, che è il dono di amore più grande che il Padre eterno potesse donarci. Con quel dono è come se ci gridasse: Dio come ti amo! Sì, perché anche noi siamo diventati dèi.
Il Vangelo di oggi (Mt 3,13-17) ci ricorda come vivere questo dono:
Gesù va da Giovanni per essere battezzato, ma Giovanni vuole impedirlo. Allora il Signore lo costringe perché si è fatto uomo e vuole dare l’esempio di come Dio si sottopone alle leggi degli uomini perché è venuto a stare tra loro facendosi come loro. Non si è montato la testa, come faremmo noi se avessimo un incarico che ci portasse a essere superiori a qualcuno.
Gesù ci insegna a seguire la strada umana e attraverso quella trovare la via al cielo, a vivere da divini al modo degli uomini, senza distinzioni se non nella volontà delle scelte che compiamo.
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