Da bambino ero incuriosito dalla scatola degli attrezzi di mio padre. Tanti cacciaviti, pinze, saldatori, nastri adesivi e altri strumenti che a giocarci era inutili. Però mi affascinavano alcuni apparentemente simili, perché ciascuno era diverso pur svolgendo quasi la stessa funzione, ma nelle modalità e nelle circostanze opportune.
Non so perché papà ce li avesse sempre conservati, per me erano solo spazio sottratto al posto dove avrei potuto mettere i miei giochi che invece vagavano per la casa come se non ci fosse un domani.
Proprio ad uno dei miei giochi capitò di essere schiacciato dalla mamma, che inavvertitamente ci mise un piede sopra. Era proprio il modellino che mi piaceva di più. Il cinismo maniacale di mia madre portò a una veloce esclamazione di scuse e dispiacere, che si concluse nel momento stesso in cui furono pronunciate, perché tanto di giochi ce n’erano tanti e mamma pur di vedere in ordine e pulito, avrebbe volentieri buttato via tutto.
A papà invece dispiacque tanto e mi promise che lo avrebbe aggiustato. Ecco che recuperò i suoi strumenti misteriosi e con un cacciavite piccolo, un saldatore e una pistola di colla calda il mio gioco tornò in forma. Certo non era come nuovo, ma tornò a svolgere la sua funzione finché poi babbo non me ne comprò un altro.
Non so se quel piccolo miracolo l’avesse compiuto il mio papà o i suoi strumenti, una cosa è certa: quegli strumenti nelle mani giuste mi restituirono la felicità persa.
Gesù in questo Vangelo di oggi (Lc 17,5-10) ci insegna questo: ciascuno di noi è inutile se non si mette nelle mani del Signore e non si lascia condurre da Lui. Solo così potremo servire a donare senso e gioia nella vita di qualcun altro.
Il Signore ci indica il senso della vita.
- che rapporto ho col Signore: superbo e impaziente che vuole soltanto? Oppure di umile strumento che si mette al suo servizio?
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