Essere beati, non è solo essere felici, oggi si può essere felici con niente, perché ci si accontenta di felicità momentanee. Questa felicità non durativa crea insoddisfazione e spinge a cercare sempre ciò che ci dà quella sensazione di benessere istantaneo… Ma quando finisce si cerca di nuovo e ogni volta sempre di più, nella speranza che quel piacere duri più a lungo.
Abbiamo perso la gioia. Ci accontentiamo dei surrogati, ma non ci vogliamo impegnare a cercare quella autentica e duratura. Preferiamo mangiare subito quello che troviamo, anzichè prepararci il cibo da gustarci con calma dopo.
Perché tutto questo? Perché abbiamo perso il senso di Dio. Perché Dio non lo vediamo e non facciamo niente per vederlo, per cercarlo. “Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore” ma non si impegna, perché se solo si impegnasse e non andasse di fretta otterrebbe benedizione, gioia, soddisfazione, giustizia, pace.
La beatitudine è la condizione di gioia persistente, cercata e creata nel tempo. La gioia si costruisce lentamente. Chi cerca un lavoro per sentirsi realizzato è beato. Chi cerca i soldi per essere felice non usa intelligenza ed è condannato alla depressione e alla povertà.
Chi cerca il volto di Dio nelle relazioni con la gente, con le opere buone, con le persone bisognose è beato. Chi cerca di prendere in giro il prossimo e di riempirlo di giudizi per sentirsi migliore, chi semina zizzania anziché mettere pace è solo un fallito che non lascerà niente di buono sulla terra.
Chi cerca Dio è beato, perché i suoi desideri non sono mediocri, ma divini!
La gioia autentica è fatta di piccoli passi per volta.
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