«Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna» (Is 5,1).
Noi siamo la vigna del Signore e Lui vuole cantare l’amore per noi. Dio è così innamorato dell’uomo che vuole il meglio per lui, ma noi siamo sempre pronti a tradirlo col nostro peccato.
Dio fin dall’inizio ha voluto un mondo bello, riflesso della sua gloria; ma noi ne abbiamo fatto un mondo brutto, pieno di violenza, di sopraffazione, di invidia, di omicidi… Dio ci ha consegnato la sua vigna, ma non ne sappiamo avere cura, anzi quando manda qualcuno affinché possiamo ravvederci e migliorarci, noi non ne teniamo conto e magari lo beffeggiamo.
La sua vigna siamo noi che non sappiamo prenderci cura di noi stessi: soprusi, inganni, maldicenze, mancanze di rispetto… non sono i frutti che il Signore desiderava dalla e per la sua vigna. Eppure è ciò che regna sovrano nella società di oggi. Allora manda i profeti (coloro che ancora sanno ascoltare Dio) affinché ci aiutino a correggerci. Ma la nostra coscienza, troppo assopita, non vede il bene che Dio vuole ancora compiere per noi e ogni parola che ci viene rivolta è vista come un rimprovero, un moralismo che vuole condannare, il Dio giudice che ci vuole ammazzare. Ma Dio ci ama e cerca sempre di sussurrarcelo; vuole il meglio per noi e cerca di farci evitare gli sbagli.
Quante volte deridiamo gli uomini di Dio, quante volte li allontaniamo perché scuotono le nostre coscienze che, mezze morte, preferiscono continuare a percorrere la via dell’errore! Eppure Dio è lì, pronto a rialzarci quando cadiamo, pronto a ridonarci la dignità che perdiamo col peccato, perché ogni caduta produce una ferita, ogni ferita diventa una cicatrice, e ogni cicatrice ci fa diventare più forti e ci ricorda cosa evitare per non sbagliare di nuovo.
Non sempre il rifiuto è una perdita: se il figlio mandato dal padrone della vigna non fosse morto, il padrone non avrebbe potuto insegnare ai suoi contadini (Mt 21, 33-43); se Gesù non fosse stato messo a morte in croce, Dio non avrebbe potuto rivelare la sua potenza d’amore… Così noi ogni volta che cadiamo possiamo sentire Dio vicino: se ci apriamo a Lui sapremo fare del nostro errore un insegnamento di vita, un’opportunità di crescita e giungere alla piena umanità a cui il Signore vuole condurci. Solo così ogni uomo può portare un buon frutto e la sua vigna potrà essere più bella.
La sua vigna siamo noi che non sappiamo prenderci cura di noi stessi: soprusi, inganni, maldicenze, mancanze di rispetto… non sono i frutti che il Signore desiderava dalla e per la sua vigna. Eppure è ciò che regna sovrano nella società di oggi. Allora manda i profeti (coloro che ancora sanno ascoltare Dio) affinché ci aiutino a correggerci. Ma la nostra coscienza, troppo assopita, non vede il bene che Dio vuole ancora compiere per noi e ogni parola che ci viene rivolta è vista come un rimprovero, un moralismo che vuole condannare, il Dio giudice che ci vuole ammazzare. Ma Dio ci ama e cerca sempre di sussurrarcelo; vuole il meglio per noi e cerca di farci evitare gli sbagli.
Quante volte deridiamo gli uomini di Dio, quante volte li allontaniamo perché scuotono le nostre coscienze che, mezze morte, preferiscono continuare a percorrere la via dell’errore! Eppure Dio è lì, pronto a rialzarci quando cadiamo, pronto a ridonarci la dignità che perdiamo col peccato, perché ogni caduta produce una ferita, ogni ferita diventa una cicatrice, e ogni cicatrice ci fa diventare più forti e ci ricorda cosa evitare per non sbagliare di nuovo.
Non sempre il rifiuto è una perdita: se il figlio mandato dal padrone della vigna non fosse morto, il padrone non avrebbe potuto insegnare ai suoi contadini (Mt 21, 33-43); se Gesù non fosse stato messo a morte in croce, Dio non avrebbe potuto rivelare la sua potenza d’amore… Così noi ogni volta che cadiamo possiamo sentire Dio vicino: se ci apriamo a Lui sapremo fare del nostro errore un insegnamento di vita, un’opportunità di crescita e giungere alla piena umanità a cui il Signore vuole condurci. Solo così ogni uomo può portare un buon frutto e la sua vigna potrà essere più bella.
- Ho mai rifiutato Dio?
- Quanto è presente Dio nelle mie scelte, nei miei pensieri, nelle mie parole…?
- Mi sento amato da Dio?
- Mi apro a Dio? Mi lascio curare da Lui?
- Tante volte preferisco mettere da parte Dio e agire senza coscienza: quanto? quando?
d. Domenico