Il rischio di chi dice di aver fede è quello di recitare una parte, di recitare… in questo caso potrebbe pensare a una carriera da attore, che curiosamente nell’antica Grecia veniva designato col termine tecnico: hypokritḗs, ipocrita. Quindi spesso noi credenti corriamo il pericolo di recitare la parte dei fedeli senza esserlo veramente; diciamo di essere a immagine di Dio, ma non vogliamo somigliargli proprio… perché spesso ci fa comodo!
Nel Vangelo (Mt 22, 15-21) i farisei (che Gesù chiama ipocriti) cercano di ingannare il Signore chiedendogli se è giusto pagare il tributo a Cesare. Stanno recitando la parte degli ignoranti, perché in realtà sanno qual è la risposta esatta, ma lo tentano affinché Gesù si macchi di qualche reato per farlo arrestare. In effetti ogni risposta sarebbe stata condannabile. Ma Gesù (è il caso di dirlo) ne sa sempre una più del diavolo e la sua risposta è disarmante: date a Cesare ciò che è suo, a Dio ciò che è divino.
Cristo sposta l’ago della bilancia sul rapporto con Dio. La moneta rappresenta l’effige di Cesare, quindi è sua. L’uomo è immagine e somiglianza di Dio, quindi appartiene a Dio. Gesù sta dicendo che i due piani (politico e religioso) sono distinti e non possono essere confusi. La politica serve a gestire le cose del mondo, la fede serve per formare le coscienze degli uomini affinché il mondo venga gestito bene e per il bene di tutti!
Se siamo immagine di Dio, allora, si impone un obbligo: non possiamo sottovalutarci, non possiamo ritenere che la nostra vita non valga nulla! Quante volte ci scoraggiamo perché non riusciamo nelle cose del mondo e dimentichiamo quanto valiamo per Dio! Quante volte la vita viene mercificata o abbassata a scambi di favori… I tanti omicidi di cui sentiamo notizia ci devono far riflettere su come la vita umana sia valutata meno di una cosa! Il potere del mondo non può prevalere sul potere di Dio, perché è Dio che dà potere agli uomini e ad essi prima o poi chiederà conto!
Dobbiamo ricordare sempre che: Cesare impone, Dio propone. In altri termini, le cose del mondo ci rendono schiavi affinché giri l’economia, veniamo distratti dai reali problemi, non ci curiamo della realtà che ci scorre intorno, ecc. La fede, invece, non fa altro che risvegliare le nostre coscienze e renderci liberi di pensare, di amare, di agire secondo il bene, di riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, di mettere ordine nella nostra vita stabilendo le giuste priorità…
Dio non opprime, ma ci aiuta a restare liberi, a essere noi stessi, pienamente umani, a pensare con la nostra testa (piuttosto che con quella delle informazioni distorte, o delle notizie politiche che impongono un certo modo di vedere le cose). Egli ci ricorda che il potere temporale non è un diritto, ma un dovere, un servizio per l’umanità, affidato da Dio all’uomo… per il bene di ogni essere umano.
- Sono sempre pronto a giudicare gli altri, ma so riconoscere l’ipocrisia della mia vita spirituale?
- Strumentalizzo la Parola di Dio? Quante volte mi accomodo su affermazioni evangeliche per togliermi ogni responsabilità sulle decisioni che prendo?
- Chissà quante volte ho preferito il potere mondano a quello di Dio… Quando?
- Chissà quante volte ho preferito le cose del mondo a Dio… Perché?
- Quante volte ho usato Dio per i miei scopi?
- Prendo in giro in modo pesante?
- Mi sottovaluto? Ho mai sottovalutato qualcuno?
- Mi sono mai servito in modo subdolo di qualcuno?
- Mi sono mai asservito al potere temporale piuttosto che alla volontà di Dio? Quando?
d. Domenico