Il brano in cui Gesù ci invita alla correzione fraterna (Mt 18,15-20) è per Gesù un modo per invitarci a preoccuparci per il nostro fratello, a non lasciarlo smarrire. Chissà, a volte se vediamo qualcuno sbagliare o godiamo (credendoci migliori di lui), o rimaniamo indifferenti (perché la società in cui viviamo ci insegna a pensare solo a noi stessi).
Gesù avverte chiaramente che in una comunità che si dice cristiana (che segue cioè Cristo), tutti i membri devono preoccuparsi che ogni fratello continui a camminare per la retta via, abbia sempre al centro Gesù (fine e orientamento di tutte le nostre azioni, parole e pensieri) e non manchi mai il bersaglio (in greco hamartanò = peccare).
Insomma, nella Chiesa (dal greco ekklesìa = comunità) ogni cristiano è responsabile del fratello che si perde, perché vuol dire che non si sta impegnando perché egli si corregga e torni sulla retta via. È come se Gesù ci invitasse a non farci i fatti nostri, a non pensare solo a noi stessi, ma ad aiutare il fratello a mettersi sulla giusta strada, a farci i fatti suoi e fargli capire qual è il suo errore, senza gettare la spugna al primo tentativo.
In fondo, se la Chiesa non va come vorremmo, è un po’ anche responsabilità nostra che non ci siamo impegnati come avremmo dovuto…
- Cosa è per me la Chiesa? Ho a cuore tutti suoi membri?
- Cosa faccio quando vedo un cristiano perdersi?
- Mi sento responsabile della salvezza/fede degli altri?