Quante mancanze di coraggio abbiamo, quanta sfiducia in Dio! E Lui lo sa… e certo che lo sa!
Nel Vangelo della tempesta sedata (Mt 14,22-33) è interessante vedere il verbo “costringere” che usa Matteo: «Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva». Quello di Gesù non è solo un comando, ma la preparazione di qualcosa che da li a poco si compirà.
Il Signore crea le condizioni perché possa manifestarsi nella nostra vita, ci permette di compiere azioni e di vivere delle situazioni nelle quali Lui poi interverrà. Ma spesso il nostro istinto, la nostra eterna insoddisfazione, ma soprattutto (perché è questo!) la nostra mancanza di fiducia in Dio non ci consentono di vedere che Dio sta facendo preparare a noi stessi il terreno per permettergli di manifestarsi.
Così decidiamo di sfuggire alla sofferenza come a tutte le situazioni di difficoltà, prendendocela sempre e solo con Lui perché “è sparito”, “si è dimenticato di me”, “è troppo impegnato per pensare a me”, “cosa gli ho fatto per meritarmi questo”… e allora meglio rivolgersi a fattucchieri e cartomanti, maghi, astrologhi e falsi profeti che almeno sanno come prenderci in giro drogando il nostro malessere e non facendoci vedere la situazione negativa in cui versiamo.
Se Gesù non avesse permesso ai suoi discepoli di allontanarsi da Lui, non avrebbe potuto manifestare la sua divinità camminando sulle acque e rinsaldando così la loro fede sempre piccola.
Le onde rappresentano il dubbio, il pericolo, le preoccupazioni… Quando Pietro vede camminare Gesù sull’acqua è spaventato insieme agli altri (perché ancora non ha capito chi è veramente quell’uomo) e chiede conferma: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Gesù lo chiama, vuole dare al suo apostolo, e a ciascuno di noi, la capacità di schiacciare il dubbio e ogni sorta di preoccupazione tenendo lo sguardo fisso su di Lui. Ma, come Pietro, ci lasciamo travolgere dalla tentazione/distrazione (il vento) e andiamo giù!
Siamo tutti Pietro: impulsivi, spavaldi e ben promettenti nei confronti del Signore, ma nel momento in cui dobbiamo dimostrare di aver fede, sprofondiamo! Tuttavia Gesù non ci lascia mai soli, tende sempre la sua mano nella speranza che noi desideriamo uscire dalla barca delle nostre certezze e, guardando a Lui, decidiamo di schiacciare quelle onde e di affrontare le situazioni di tempesta che viviamo nelle quali il Signore vuole manifestarsi a noi.
Insomma, con Gesù sulla cresta dell’onda non si affonda!
- Quali sono le mie tempeste?
- Mi sono mai chiesto quale progetto ha Dio per me? Nella preghiera Dio ci parla: glieL’ho mai domandato?
- Quali sono le preoccupazioni, i dubbi, le ansie che non mi permettono di vedere Dio, di riconoscere la Sua volontà e di accettarla?
- Col Signore ho un rapporto di fiducia o di sfida?
- Ho mai cercato risposte alla mia vita presso altre persone che non fossero Dio?
- Quali sono quelle certezze (magari false) nelle quali preferisco crogiolarmi piuttosto che abbandonarmi a Dio?
d. Domenico