Dio è un aviatore


Sin dall’inizio Dio ha scelto di benedire la terra scendendo a visitarla. Lo ha fatto con la creazione, coi profeti e infine con Gesù. Il dono è sempre lo stesso: riempire il mondo del suo amore percepibile in tutte le cose che ha creato, raccontato nella Sacra Scrittura e dimostrato con la vita dei profeti e con l’atto supremo di Gesù Cristo. 

Oggi il Signore continua a narrare il suo amore attraverso la vita dei santi, ovvero coloro che hanno fatto della propria vita un terreno buono sul quale accogliere e far fruttare il seme che continuamente il Padre getta dall’alto.

Dio si diverte così, nonostante i nostri rifiuti, non si scoraggia e ogni giorno (cfr Mt 13,1.3) esce di casa (dal suo orgoglio che gli impedirebbe di amarci a causa della nostra poca fede) per lanciare dal suo aereo copiose benedizioni sui quei figli che tanto ama, finché ogni sua parola (d’amore) non ritorni a Lui senza portare almeno un frutto (cfr Is 55,10-11). Ed ecco che semina, semina, semina… finche ciò che lancia non trova le nostre vite dove cadere. 

Il problema è che le nostre vite possono essere:

– come la strada: asfaltata, arida, sterile, impermeabile. È il cristiano che dice di credere ma in realtà è indifferente alla Parola e non le permette di entrare nel suolo. Essere credenti non è garanzia di testimonianza.

– come il terreno sassoso: la Parola cade sulla terra, ma è piena di ostacoli tali da non permetterle di mettere radici. È il cristiano che si entusiasma subito con poco, ma poi si crea mille scuse per evitare l’esigenza della fede. Come quelle volte in cui andiamo a messa e ci entusiasma la bellezza della celebrazione, ma poi usciti fuori dalla chiesa torniamo a essere quelli di sempre senza lasciare che quella bellezza radichi in noi per cambiarci.

– come i rovi: essi vedono la Parola mettere le radici e crescere, ma ben presto la soffocano e non le permettono di germogliare. È la fede di chi non ha il coraggio di fidarsi veramente di Dio e preferisce crogiolarsi nelle sue preoccupazioni. Come quando partecipiamo a un bel discorso spirituale, a una celebrazione eucaristica, a un incontro di preghiera, ma i nostri dubbi e preoccupazioni non ci permettono di gustare pienamente quel momento. La Parola inizialmente attecchisce, ma i nostri pensieri e la nostra poca fede in Dio hanno la meglio.


Infine, ed è l’augurio per ciascuno, possiamo scegliere di essere terra buona: terreno sul quale, nonostante le difficoltà, lasciamo cadere il seme e facciamo di tutto perchè ci resti e fruttifichi. Come si fa con una piantina che curandola ogni giorno alla fine mi darà il suo frutto. È la vita di chi accoglie il Signore con dedizione e vera fede: si preoccupa che sia Lui a dire cosa e come agire.

Perché questo sia possibile bisogna imparare a stare con la Parola (magari con incontri di Lectio Divina, ecc) e meditarla ogni giorno nel cuore… proprio come ha fatto la Vergine Maria che serbava tutto nel cuore e alla fine ha messo al mondo un frutto che non era solo per sé, ma per tutti!
  • Cosa faccio per rendere buono il terreno della mia vita?
  • Come mi prendo cura della Parola che Dio mi dona?
  • Cosa faccio per far radicare in me quel seme che è la Parola di Dio?
  • Nel mio quotidiano come concretizzo la Parola di Dio?
  • Che tipo di credente sono? Cosa faccio per irrobustire la mia fede?
d. Domenico