Come tutti i discepoli, anche noi siamo chiamati a fare esperienza del Risorto.
Coloro che si dicono discepoli non possono accontentarsi di dire “Gesù lo conosco” oppure “Gesù è in chiesa”. Gesù è risorto per stare sempre con noi, altrimenti sarebbe rimasto morto nel sepolcro!
A noi, come ai discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35), è chiesto di non accontentarci delle nozioni che sappiamo, ma di fare esperienza di Gesù. Che significa? La Bibbia (testo col quale Dio vuole parlare a ciascuno) può rimanere un libro stampato e da scaffale se non capiamo quello che ha da dirci il Signore.
Mentre si recavano a Emmaus, villaggio vicino a Gerusalemme, i giovani discepoli che dicevano di credere in Gesù, ma non lo avevano mai visto né conosciuto personalmente (proprio come noi oggi), facevano discorsi intellettuali su di Lui. Sono stati al catechismo e credono di conoscere tutto del Signore (proprio come noi oggi!). Quando Gesù in modo anonimo si avvicinò a loro li aiutò a capire meglio ciò che volevano dire i Profeti e le Scritture… e loro erano contenti. I loro cuori ardevano di gioia fino a chiedergli di restare con loro anche a cena.
Nel momento intimo della cena ri-conobbero finalmente Gesù mentre spezzava il pane…
La tavola è un momento intimo: è nell’intimità che ci si conosce per davvero. Il Signore ci invita a stare con Lui a tavola, a messa. Non possiamo dire di conoscere Gesù se non partecipiamo all’Eucarestia, se non sediamo a tavola con Lui. Con le persone che amiamo vorremmo stare sempre insieme. Alle cose che ci piacciono e che crediamo importanti dedichiamo la maggior parte del nostro tempo…
- E a Cristo che mi ha promesso l’immortalità futura, quanto tempo dedico?
- Quanto è importante per me il Signore?
- Quanto mi impegno ad approfondire la Scrittura?
I discepoli dopo aver riconosciuto il Signore lo vedono scomparire ai loro occhi. Essi capiscono che si è solo nascosto alla vista, non alla vita. Nel Piccolo Principe abbiamo tutti apprezzato che “l’essenziale è invisibile agli occhi”: che significa proprio questo! Gesù è risorto quindi la sua presenza non è più fisica, ma spirituale e sacramentale. Lui adesso è sempre con loro.
Questa consapevolezza produce in loro un’irrefrenabile gioia che deve essere raccontata a tutti (proprio come quando ci capita qualcosa di bello, come quando condividiamo le nostre belle esperienze su Facebook, Instagram…). I discepoli corrono, corrono sempre più forte fino a raggiungere gli amici ai quali raccontare quello che è successo: Gesù è veramente risorto e vive!
È la storia di una fede incredibile, ma sintetizzabile in 4 V:
Vera, perché ne hanno fatto esperienza;
Valida, perché sentono vale davvero la pena spendersi per Gesù;
Vivace, perché produce gioia in chi l’accoglie;
Vivificante, dona forza e aiuta a superare tutte le difficoltà.
d. Domenico