Non è difficile capire che un po’ ci annoiamo a leggere la Sacra Scrittura, perché siamo abituati ai banchi scuola, quindi a leggere con gli occhi. Alla scuola di Gesù, invece, la Scrittura va letta col cuore!
Dio ci parla con la Scrittura (ecco perché è sacra ed ecco perché è Sua Parola), ma se noi ci approcciamo a essa con intelletto, non ci capiremo nulla e sentiremo il peso di tante regole che ci opprimono. Gesù suggerisce il giusto modo di leggere la Parola di Dio: con il cuore, con gli occhi dell’amore.
L’errore dei farisei, infatti, era di eseguire ciò che era scritto nella Torah (la Bibbia ebraica), e di non viverlo! Infatti, l’esecuzione è meccanica e senza senso… è chiaro che risulti pesante. Quando viviamo, invece, qualcosa, ci mettiamo il cuore. Il cuore fa vivere. Nella Scrittura c’è il cuore di Dio, e un cuore lo si può comprendere solo con un altro cuore.
Dio ci parla di amore e Gesù ci ricorda che quella è l’unica cosa necessaria: è il modo con cui dobbiamo fare qualcosa. L’amore edifica, corregge, dà senso alla Scrittura, alla vita, alle parole…
E quante parole senza senso diciamo!
Ha ragione quella canzone quando dice che ci facciamo “tutti tuttologi col web”… In effetti, Internet ci sta sempre più abituando a dire tutto ciò che pensiamo (se lo pensiamo) per dimostrare che sappiamo tutto, che valiamo qualcosa. E parliamo e inventiamo pur di giustificare qualcosa che non capiamo o non conosciamo, ci facciamo giudici… ammazziamo intere popolazioni con le parole che non freniamo, perché sono prodotte con la pancia, non col cuore…
Produciamo parole senza riflettere se è veramente utile ciò che sto per dire (o che ho detto), senza pensare se ciò che sto per dire (e come lo sto dicendo) possa far male a qualcuno. E spesso parliamo anche solo per riempire silenzi facendo emergere tutta la nostra disumana creatività che poco ci rende “immagine e somiglianza di Dio”.
Eppure Gesù ci raccomanda che il nostro parlare sia “si si, no no” (cf Mt 5,17-37) e avverte che se andiamo oltre le cose essenziali, quel di più che diciamo viene dal Maligno!
Allora c’è bisogno di recuperare i silenzi: un silenzio prima di parlare, che ci permetta di riflettere su ciò che sta per uscire dalla mia bocca, dopo aver opportunamente considerato la validità del mio intervento e gli effetti che ne comporterà, e un silenzio dopo aver parlato, per riflettere se l’altro è rimasto male per ciò che ho detto o se ne ha trovato giovamento.
Nel silenzio comprendiamo il cuore di Dio, troviamo le parole che Dio vuole che diciamo, quelle parole che servono veramente, che ci fanno più uomini. Col silenzio uccidiamo meno fratelli e ci dimostriamo saggi e degni eredi di quel promesso regno dei cieli.
Ci può aiutare la regola delle 5P: Prima di Parlare Pensa e Prega le Parole.
- Leggo la Scrittura? Che rapporto ho con la Parola di Dio?
- Parlo di pancia o di cuore?
- Valuto le conseguenze delle mie parole?
- Parlo a vanvera o solo quando necessario?
- So riflettere su ciò che devo dire e/o ho detto?
d. Domenico