Se scaviamo bene nella nostra vita possiamo notare che crediamo di essere liberi, ma in realtà c’è qualcosa che ci rende schiavi! Crediamo di fare quel che vogliamo noi, e magari crediamo pure in Dio (è da capire in quale dio crediamo!), ma in realtà abbiamo un padrone che adoriamo e al quale ci sottomettiamo volentieri. Crediamo di essere felici, ma la nostra felicità la cerchiamo in qualcosa o qualcuno che appena viene a mancare ci lascia un vuoto infinito!
Gesù ci insegna che ci sono due padroni (cf Mt 6,24-34): uno buono e uno cattivo.
Il padrone buono vuole riempirci di valori e di cose essenziali, anzi, vuole insegnarci a fare un uso essenziale dei beni che ci vengono donati, per evitare che ne diventiamo schiavi e quindi ci priviamo da soli della nostra libertà.
Quello cattivo ci rende schiavi, perché elimina la libertà di scelta, annulla la dignità umana, assorbe il tempo e la mente che potrebbero essere impiegati per far crescere i valori, la fede, ecc. Ci costringe a servirlo illudendoci che è per il nostro bene. Il padrone cattivo, così, cresce e pian piano ci distrugge e ci fa dimenticare di Dio, escludendolo sempre più dalla nostra vita, facendoci credere che ne possiamo fare a meno.
A noi la scelta!
Sarò maturo se svilupperò la capacità di chiamare per nome quel padrone di cui non riesco a fare a meno, che mi assorbe talmente tanto da far passare in secondo piano ogni cosa e rendendomi suo schiavo, al punto di perdere il controllo della mia stessa vita che, inesorabile, trascorre… anzi mi sfugge.
Dovrei chiedermi che ruolo hanno nella mia vita (e quanto tempo spendo per) il denaro, il mio corpo (sport, palestra, centri estetici…), la tecnologia, il lavoro, il carrierismo (lavorativo, politico, universitario, parrocchiale…), ma anche le chiacchiere (le critiche, il pettegolezzo), ecc.
Dobbiamo necessariamente aspettare il momento del bisogno per rivolgerci a Dio? Perché dobbiamo attribuire a Lui la colpa di essersi dimenticato di noi e di averci abbandonato (cf Is 49,14-15)? Siamo certi che non siamo piuttosto noi ad averlo abbandonato perché preferiamo fare altro, o lo dimentichiamo perché presi da cose materiali e passeggere?
Il Signore non ci chiede solo di pregare, ma di approfondire il rapporto con Lui e migliorare, relativizzando, il rapporto con i beni materiali. Questi, infatti, sono mezzi e non il fine della nostra vita. Ecco che Gesù ci invita a cercare le cose di lassù e a non affannarci per quelle di quaggiù che passano e ci fanno solamente perdere il tempo necessario per conquistarci il paradiso!
In altri termini, basta farsi comandare dalle cose! Riprendiamo in mano la nostra vita che Gesù vuole elevare. Facciamo vedere al mondo di quali meraviglie siamo capaci di realizzare con la nostra esistenza.
Ricordiamo al demonio chi è che decide veramente: facciamoci tagliare da Gesù le catene della schiavitù e, insieme a Lui … “andiamo a comandare”!
- C’è qualcosa/qualcuno che mi rende schiavo, di cui non posso fare proprio a meno? Senza la/il quale avrei più tempo per Dio?
- Quanto tempo dedico a Dio? E al mio “padrone”?
- A chi voglio servire: a Dio o alla mia “ricchezza”? Cosa/chi sto cercando?
d. Domenico